Economia e Lavoro

Destagionalizzare il turismo in Sicilia si può

Il 15% del PIL italiano è determinato dal comparto turistico. Un turismo fortemente segmentato con interessi sempre più crescenti da parte di consumatori che si muovono con logiche personalizzate.

Elemento cardine della nuova concezione turistica non è più la destinazione, che fino a qualche decennio addietro era l’elemento di attrazione, ma la motivazione.

La Sicilia, per la sua storia millenaria, per il suo patrimonio artistico-culturale e per le sue condizioni climatiche, di motivazione turistiche ne ha abbastanza. Basta considerare che nell’Isola si trovano 111 siti culturali pari al 26,4 per cento del patrimonio culturale italiano. La nota dolente è che: “La Sicilia riesce ad attrarre soltanto il 9,2% dei visitatori italiani, e incassa solo il 10,6% degli introiti totali. Come dire che nonostante in Sicilia ci siano un quarto di tutti i beni culturali italiani, sull’isola al contrario non si riesce ad attirare più del 10 per cento di turisti che ogni anno si recano a visitare musei e aree archeologiche nel resto d’Italia”, ma questa è tutta un’altra storia.

Ma c’è di più! Le nostre stagioni hanno temperature annuali che registrano venticinque gradi di media con una presenza di luce ragguardevole. Possiamo dire che esiste un mercato fuori dalla stagione principale, più piccolo ma con un grande potenziale di crescita sulla quale investire per la sostenibilità dell’intero sistema

“In Sicilia quindi non esiste la bassa stagione. Questa ricchezza va solamente “impacchettata” e venduta alle popolazioni del Nord Europa che in questa prima decade di ottobre indossano già il cappotto”, suggerisce il romagnolo Fausto Faggioli. Ed aggiunge: ”Questa è una grande opportunità la Sicilia ha la fortuna che per destazionalizzare il turismo, praticamente, non deve far niente. Deve solo organizzarsi, perché è vero che la gente si muove per motivazioni non per destinazione, ma è pur vero che il mercato del domani non è più sul cosa mi offri ma sul come mi fai sentire e anche qui è una carta da giocare perché i siciliani ce l’hanno nel DNA…, questo aspetto della dell’accoglienza risulta una carte vincente per l’intera isola”.

Inoltre, nell’ambito della destagionalizzazione le aree rurali hanno un ruolo privilegiato.

“Prendiamo i colori dei territori siciliani virano nelle varie stagioni. Ogni stagione ha il suo colore. Il verde della primavera, il giallo dell’estate, i colori contrastati in autunno e quelli forti in inverno, colori che accompagnano le varie produzioni, in sintesi, c’è una forte ruralità viva in tutti i 12 mesi dell’anno, nel corso delle quattro stagioni, nei 52 weekend. La Sicilia mostra un’atmosfera diversa con una ruralità viva, non statica. Quando ci si trova in una grande città i colori, sono determinati, dal “Piano colore comunale”, la campagna, viceversa tutti i mesi cambia i colori tutti i mesi cambiano i profumi, questo perché la campagna vive e tutti i mesi offre qualcosa di nuovo, compreso i frutti”.

Quindi, la destagionalizzazione turistica, oltre al turismo balneare e culturale, bisogna puntare su nuove offerte come il turismo naturalistico che comprende aree naturali, riserve marine, attività montane, agriturismi e aree rurali, ma anche i borghi elementi che consentono di potere fare apprezzare e riscoprire le risorse e l’identità dei luoghi. Un turismo che porti alla riscoperta dei luoghi della propria regione, spesso sconosciuti, chiamateli anchedestinazioni minori, luoghi sempre pieni di fascino e spesso volano economico per l’Isola.

Alle varie motivazioni turistiche in Sicilia dobbiamo aggiungere l’enogastronomia, segmento che rappresenta un nuovo modo di vivere il territorio regionale e di conoscere le sue tradizioni e consuetudini attraverso il cibo. Questo tipo di turismo è un elemento determinante per la destagionalizzazione turistica perché il turismo enogastronomico può essere praticato durante tutti i mesi dell’anno. La Sicilia è al secondo posto dopo l’Emila-Romagna (47 DOP, IGP e STG) con 39 prodotti agroalimentari certificati tra DOP, IGP e STG, al terzo per frantoi e produzione di olio d’oliva d’eccellenza, al terzo anche per le strade del vino e dei sapori, al quinto posto infine per esperienze enogastronomiche prenotate online. Una delle migliori regioni italiane del buon gusto, insomma, come certifica l’edizione 2022 del rapporto sul turismo enogastronomico italiano, presentato ad Agrigento e realizzato da Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e amministratore delegato di Enit (agenzia nazionale del turismo).

Non è di meno la forma di turismo legata al cinema, ovvero turisti che vanno a visitare luoghi che sono stati location cinematografiche e televisive. Una delle prove più evidenti sono i flussi turistici dei luoghi, agli estremi opposti, del commissario Montalbano e quelli legati alla fiction Makari. Da evidenziare che dagli anni cinquanta del secolo scorso ad oggi in Sicilia sono stati girati più di 250 film e fiction di successo.

Il clima siciliano consente inoltre l’attrazione del turismo sportivo. Dal primo gennaio al 31 dicembre in Sicilia si può andare a cavallo, effettuare arrampicate, percorrere i nostri camminamenti, passeggiare, pedalare, nuotare, fare immersioni e sport acquatici e d’avventura, ecc.

Anche le infrastrutture come poli golfistici, centri termali e congressuali possono attrarre diversi tipi di segmenti in vari periodi dell’anno. Il wellness tourism è una forma di turismo che attrae persone attente alla salute e al benessere psico-fisico nelle Spa o nelle terme.

Infine, come in qualsiasi altro campo, anche nel Turismo è fondamentale l’integrazione tra i principali attori del sistema territoriale. “Una destinazione di successo – dice Maria Elena Borbone – è tale quando vi è cooperazione tra istituzioni, tra pubblico e privato, associazioni e aziende per creare un’offerta e servizi di qualità e promuovere insieme la destinazione. Rilevante è il ruolo del settore pubblico che deve garantire sicurezza e pulizia perché tutto ciò che sarà percepito in maniera negativa scaturirà un giudizio sull’intera destinazione. La destagionalizzazione turisticaè l’obiettivo a cui tendere sia per ampliare l’offerta turistica per nuovi target e migliorare le performance delle attività turistico ricettive”.

In sintesi, il turismo destagionalizzato deve essere offerto offrendo formule di turismo lento e sostenibile, esperenziale. responsabile ed eco-culturale, enogastronomico e del benessere.

Sempre per Maria Elena Borbone: “Della destinazione, dei luoghi meno conosciuti, di percorsi tematici basati su elementi caratterizzanti, degli eventi in determinati periodi dell’anno, di tutte le potenzialità e le offerte del territorio. Una destinazione che non promuove ciò che offre non potrà mai diventare una destinazione turistica. La promozione deve avvenire non solo attraverso persone formate e specializzate, ma anche attraverso la local community, il web e i social. In tal senso anche le strutture ricettive possono costruire delle promozioni coerenti con la comunicazione della propria destinazione e aiutare quest’ultime ad emergere.

Per attrarre turisti anche durante le “stagioni morte” applicando prezzi bassi o offrendo maggiori servizi e vantaggi per incentivare l’incoming. Chi può viaggiare in più periodi dell’anno preferirà di viaggiare in bassa stagione piuttosto che in alta o media perché attratto da un’offerta più conveniente.

Quindi, è importante attivare delle collaborazioni con agenzie e tour operator per favorire i tuoi pernottamenti. Il coinvolgimento dei cittadini, infine, è importante per far accrescere in loro il senso di appartenenza, così facendo la local community risulterà più accogliente”.