Ficuzza nel cuore: continua la ricerca di Gildran e del Cavallo Reale

Prosegue con vigore ed entusiasmo il viaggio del gruppo “Ficuzza nel cuore” alla ricerca di Gildran e del Cavallo Reale di Ficuzza. Per il secondo appuntamento sono stati scelti i meravigliosi puro sangue orientali della Masseria Ovo di “Pucci” Giuseppe Majorana a Ramacca.

L’appuntamento si è svolta nella bella cittadina di Castel di Tusa, in provincia di Messina, dove vive la famiglia Salamone di Mistretta che, da oltre cinque secoli opera nell’area nebroidea tra Tusa, Mistretta, Nicosia e non solo. Da Palermo, in poco meno di un’ora arriviamo a Castel di Tusa frazione del Comune di Tusa sulla costa tirrenica. Affascinati dal colore azzurro del mare che la lambisce e dal panorama mozzafiato che sullo sfondo ci permette la visione di tutto l’arco delle Eolie, non possiamo che appezzare un territorio ricchissimo di risorse locali proprie, dalla storia marinara, ricco di stimoli storico artistici e con spiagge bandiera blu, che nel periodo Normanno entrò a far parte del feudo della famiglia dei Ventimiglia e prese il nome di “Marina di Tusa”.

Ed è proprio qui, nei terreni dell’Azienda Agricola Bio Casaleni, che Placido Salamone, erede della famiglia Salamone e prima di lui il padre Benedetto, alleva il nucleo di cavalli le cui radici storico culturali riportano incredibilmente al sito reale borbonico di Ficuzza.

La storia, infatti, ci ricorda che Ferdinando III, nel 1799, volle dare vita all’allevamento della Real Razza di Ficuzza analogamente a quanto era già stato avviato nel Real sito di Carditello, in Campania, dove Carlo di Borbone aveva avviato un allevamento di cavalli con la finalità di costituire la Real Razza di Persano.
Nel palazzo di famiglia, Castello di S. Giorgio, ci attendono, per un primo incontro, Benedetto Salamone e il figlio Placido che ci accolgono con la gentilezza propria degli “uomini di cavalli” in un grande ingresso dove, anche qui come a Ramacca, tutto parla di cavalli con foto di stalloni e giumente di famiglia, stampe d’epoca, antiche selle, finimenti, bardature e addirittura una carrozza d’epoca.

Cogliamo immediatamente il messaggio che nella famiglia Salamone: “il cavallo è parte essenziale, integrante, è storia, è dedizione allevatoriale e culturale”.
Benedetto Salamone, Agronomo, memoria storica dell’allevamento della famiglia Salamone di origini in parte napoletane, ci tiene a sottolineare il suo particolare rapporto con Ficuzza fin dalla giovane età, dove si è recato più volte e come ben rappresentato dalla bella foto insieme al suo stallone “Namir di Casaleni” davanti alla Casina Reale.
Dalla passione che traspare, sia da Benedetto che da Placido, e dai loro racconti, emerge soprattutto la consapevolezza di essere i custodi di un prestigioso patrimonio equino, arrivato in seguito all’acquisizione operata dai loro avi nel 1834 in seguito allo smantellamento dell’allevamento Reale di Ficuzza.
Benedetto Salamone ci tiene a fare chiarezza, da studioso della Razza Reale di Ficuzza, sulle scelte allevatoriali che portarono Re Ferdinando III ad essere determinato nella creazione della Razza Reale di Ficuzza, nell’haras sotto la Busambra: “per comprendere l’opera allevatoriale di Ferdinando III è importante conoscere quanto anticipato dal padre, Carlo III di Borbone, che aveva una chiara volontà a costituire una Razza Reale propria, adeguata alle esigenze militari del tempo. Nella loro tenuta di Carditello vennero, quindi, radunati cavalli da tutte le regioni che facevano parte dal Regno di Napoli e del Regno di Sicilia, cavalli dell’antichissima razza napoletana e cavalli della razza siciliana che a quel tempo erano due delle razze più importanti delle cinque presenti nell’area del mediterraneo. Inoltre, si svolse la ricerca di stalloni e fattrici di qualità, presenti oltre il Regno, cosi da costituire un nucleo ben selezionato. Su questa base il miglioramento ebbe inizio con l’introduzione anche di stalloni andalusi e mediorientali e la concretizzazione della razza Reale di Persano”.

Ed ancora: “A Ficuzza Re Ferdinando I promuove la continuità genetica del lavoro intrapreso da suo padre Carlo III di Borbone. Nel 1824 il sito di Ficuzza vantava la presenza di 566 esemplari equini. Un grande allevamento costituito per buona parte da giumente fattrici persane e meticce (siciliane) e da cavalli padri, stalloni prevalentemente orientali (arabi), andalusi e berberi.

“Dopo 12 anni, in conseguenza dello smantellamento dell’allevamento voluto da Ferdinando II, la società mistrettese della nostra famiglia Salamone acquistò ben 67 fattrici della Razza Reale di Ficuzza, compreso uno stallone arabo ungherese di nome Gildran, dal mantello sauro dorato, dono dell’Imperatore d’Austria Ferdinando I al Re delle Due Sicilie. L’importanza della presenza di Gildran nell’allevamento dei Salamone è da sottolineare perché da questo cavallo sono stati generati 12 puledri di pregio, a loro volta riproduttori, dalla marcata linea araba”.

Nel 1860 la Razza Reale di Ficuzza venne avviata ad un processo di abbandono e di occultamento e sino al 1870 quando i cavalli vennero trasferiti nel territorio dei Nebrodi e custoditi dalla famiglia Salamone che proseguì nell’allevamento con particolare attenzione alla conservazione dei caratteri originari.

“Non è un caso – dice Placido Salamone- che nel 1870 il Prof. Chigoli, in un trattato in cui vengono elencate le razze di cavalli, citerà sotto la dicitura di “Razza Salamone” i cavalli della Reale Razza di Ficuzza, questo perché dopo il 1860 tutto ciò che aveva una derivazione borbonica doveva essere distrutto o occultato”.
“Questo nucleo di cavalli – rimarca Placido – è stato esaminato nel 1879 dal Regio Deposito Cavalli e riconosciuto come una razza, “Salamone” per l’appunto, in quanto gruppo omogeneo con caratteri fissi e trasmissibili. Cosi come il Prof. Moreschi, agli inizi nel 1904 nel suo testo “Industria stalloniera: La popolazione cavallina in Italia”, citerà l’esistenza della “Razza Salamone”.

Un nucleo di cavalli, dunque, che si è mantenuto omogeneo ed ovviamente geneticamente evoluto in questi ultimi 180 anni, perdendo probabilmente anche taluni caratteri originari nonostante le continue attenzioni intese a non disperdere il patrimonio genetico, contenendo le possibilità di contaminazioni con altre razze equine.

La discussione è ricca di aspetti storici e di antica maestria specifica riguardo l’allevamento equino. Ci si ferma per qualche domanda specifica e si continua nel tracciare i passi sino all’oggi, nel timore di aver perso qualcosa d’importantissimo e nella consapevolezza che le guerre hanno sempre fatto sentire il loro inaccettabile peso sull’intera umanità.

Benedetto e Placido Salamone, a conclusione dell’interessante incontro, ci manifestano con piacere la propria disponibilità a collaborare in attività scientifiche finalizzate al riconoscimento della prestigiosa razza cavallina, così da rendere ancor più nota al mondo questa importante pagina storica siciliana.
Il prossimo appuntamento con la famiglia Salamone è previsto nella prossima primavera per poter incontrare dal vivo gli esemplari equini di Casaleni.