Solo il 43% dei prodotti caseari venduti in Sicilia ha origine sull’Isola, la ricerca di Giuseppe Licitra
Solo il 43% dei prodotti venduti in Sicilia ha origine nell’isola, il 13,12% dei prodotti rilevati è stato ottenuto da una trasformazione con sistemi secolari e i quattro formaggi DOP siciliani sono davvero rari. Sono questi alcuni dei dati emersi dalla lunga ricerca condotta da Giuseppe Licitra, Professore Ordinario presso il Di3A (Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente) dell’Università di Catania, racchiusa nel suo libro dal titolo “Putìe. I prodotti caseari nei punti vendita della Sicilia. Attualità e prospettive per i Prodotti Storici Siciliani”. Edito dall’Università di Catania, il libro è stato presentato venerdì scorso al Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa. Un volume ricchissimo di dati che rappresenta un’analisi attenta sui prodotti lattiero-caseari offerti al consumatore siciliano, la loro provenienza, il loro posizionamento nei vari punti vendita, la diffusione ed il relativo prezzo al dettaglio.
Una foto della realtà del mondo dei punti vendita che emerge grazie ad un lavoro complesso e impegnativo di due anni, condotto su un campione di 518 punti vendita, alcuni dei quali presente in zone della Sicilia non certo facili da raggiungere. Di questi 518 punti vendita il 60% circa ossia 226 sono putìe, ossia le classiche botteghe dei piccoli paesi, 84 mini market e 157 supermercati, distribuiti in 157 paesi siciliani, ad iniziare dalle aree di origine dei principali prodotti storici. Lo studio, ha precisato lo stesso autore, ha avuto come obiettivo quello di “conoscere quali prodotti lattiero caseari i consumatori siciliani trovano nel mercato e l’attuale collocazione degli stessi”.
Tra i principali risultati dallo studio è emerso che se molto diffusi sono formaggi quali il Grana Padano DOP, il Parmigiano Reggiano DOP e le paste filate come il Galbanone, i formaggi prodotti in Sicilia lo sono di meno e comunque tra i prodotti siciliani a più alta penetrazione ritroviamo le ricotte di pecora ed i pecorini siciliani non DOP. Anche se la produzione aumenta e ciò accade per le varie produzioni locali siciliane, come pure ribadito dai rappresentanti dei vari Consorzi di Tutela che hanno preso parte alla presentazione di “Putìe”, c’è ancora una bassa penetrazione nei diversi punti vendita. A detta di Licitra bisognerebbe attuare alcune azioni per lo sviluppo del mondo rurale siciliano: dalla necessità di qualificare i prodotti a forte connotazione territoriale alla necessità di prevedere un’organizzazione dei produttori per concentrare l’offerta, dalla definizione di una strategia di marketing a quella di un piano di comunicazione che valorizzi i punti di forza dei vari territori”. “L’auspicio finale- afferma l’autore- sarebbe quello di contribuire così a ridurre l’esodo rurale, generando opportunità di nuovi lavori al servizio delle comunità d’origine”.