Cresce l’interesse per la carne coltivata in laboratorio

Negli ultimi anni, diverse aziende hanno investito decine di milioni di dollari nello sviluppo della cosiddetta “carne pulita”, come è spesso chiamata la carne ottenuta in laboratorio a causa del suo carattere ecologico ed etico. Tuttavia, malgrado l’aumento di interesse, ci sono ancora vari ostacoli tecnici, dovuti in parte alla carenza di ricerche scientifiche non coperte dal segreto commerciale.

Gli investimenti privati nella carne prodotta in laboratorio sono in forte crescita, e le aziende inseguono la promessa di polpette, bistecche e hamburger coltivati in vitro invece che ottenuti da bestiame d’allevamento. Negli ultimi due anni, le start-up per la “carne pulita” hanno rastrellato decine di milioni di dollari da miliardari come Bill Gates e Richard Branson, e dai giganti dell’agricoltura Cargill e Tyson.

Ma i finanziamenti alla ricerca accademica sulla carne prodotta in laboratorio sono rimasti indietro, e alcuni ricercatori dicono che è assolutamente necessaria.

Nonostante il boom dell’interesse commerciale per lo sviluppo di una carne ecologica ed eticamente corretta, i critici sostengono che l’industria non possiede gran parte delle competenze scientifiche e ingegneristiche necessarie per portare la carne prodotta in laboratorio alle masse. Inoltre, i progressi compiuti dalle aziende commerciali sono spesso protetti dal segreto commerciale.

“Ci sono molti ostacoli tecnici da superare”, dice Paul Mozdziak, un biologo esperto in strutture muscolari della North Carolina State University a Raleigh, che studia la carne di pollo e tacchino prodotta in laboratorio. Le sfide includono lo sviluppo di linee cellulari migliori e di mezzi nutritivi per alimentarle, di materiali “da impalcatura” che aiutino a trasformare le cellule coltivate in tessuto, e una piattaforma per i bioreattori necessari alla produzione di carne su larga scala.

In questo campo, la ricerca open-source ha avuto una spinta il 6 febbraio, quando il Good Food Institute (GFI) – un think-tank di Washington DC che promuove alternative alla carne convenzionale – ha annunciato i vincitori del suo primo programma di sovvenzioni. I 14 progetti vincitori si divideranno 3 milioni di dollari: 6 di essi sono dedicati allo sviluppo della carne di laboratorio e 8 che si concentrano sulle proteine vegetali. Ogni gruppo riceverà fino a 250.000 dollari in due anni.

“A quanto ne so, è il più maggiore contributo alla ricerca sull’agricoltura cellulare”, dice Kate Krueger, direttrice della ricerca alla New Harvest, un’organizzazione no-profit di New York City che nell’ultimo decennio ha contribuito con quasi un milione di dollari agli studi accademici sulla ricerca sulle carni pulite.

Un settore in cui il denaro potrebbe fare la differenza è lo sviluppo di linee cellulari pubblicamente disponibili derivate dai muscoli di mucche, maiali, pesci e altri comuni animali da alimentazione. Senza quelle cellule, i ricercatori devono ottenere tessuti freschi dai macelli o condurre i loro esperimenti con cellule di topo.

Il Norwegian Center for Stem Cell Research di Oslo prevede di usare una sovvenzione del GFI per aiutare a costruire il suo Frozen Farmyard, un deposito di linee cellulari di rilevanza agricola.

Altri ricercatori vogliono applicare quanto appreso in decenni di ricerca nel campo della medicina rigenerativa.

Amy Rowat, biofisica all’Università della California a Los Angeles, che normalmente studia la biomeccanica delle cellule tumorali, sta cercando di progettare impalcature su cui possano crescere combinazioni di diversi tipi di cellule bovine allo scopo di permettere la marmorizzazione del grasso nelle bistecche coltivate in laboratorio.

 

“Si tratta degli stessi principi di base dell’ingegneria tissutale”, dice Andrew Stout, un membro della New Harvest e specializzando alla Tufts University a Medford, in Massachusetts. “Ma dobbiamo iniziare a pensare ai vincoli di progettazione da una prospettiva alimentare e di sostenibilità”.

Gli imprenditori del settore, da parte loro, dicono che sperano di vedere un maggior numero di scienziati dedicarsi a queste ricerche. L’industria ha bisogno di “approcci innovativi alla produzione biologica ad alto rendimento di carne a base di cellule”, dice Nicholas Genovese, direttore scientifico della Memphis Meats a Berkeley. “La ricerca accademica può svolgere un ruolo significativo e duraturo nell’accelerare il cammino verso il mercato”.

Le ricerche per la coltivazione di carne in provetta risalgono a decenni fa. Negli anni novanta, il ricercatore e imprenditore olandese Willem van Eelen raccolse fondi per la ricerca da investitori privati, ottenendo il primo brevetto per una carne pulita. In seguito convinse il governo olandese a concedere 2 milioni di euro a un consorzio di scienziati interessati a portare avanti il lavoro.

Questo portò Mark Post, un biologo vascolare dell’Università di Maastricht, a presentare al mondo nel 2013 il primo hamburger coltivato in laboratorio, al costo di 250.000 euro.

Ma i finanziamenti pubblici per il progetto non arrivarono perché i legislatori olandesi diedero la priorità alla ricerca di fonti proteiche vegetali più economiche, come le farine di fagioli e le proteine dei piselli, dice Post, che da allora ha fondato a Maastricht l’azienda di tecnologia alimentare Mosa Meat. E a parte alcune occasionali sovvenzioni pilota, come quella della NASA alla fine degli anni novanta per lo sviluppo di carne di pesce in vitro, poche agenzie governative hanno investito cifre significative in questa ricerca, in gran parte – dicono gli esperti – perché è rischiosa, complessa e interdisciplinare.

Negli Stati Uniti, il National Institutes of Health finanzia la maggior parte delle ricerche sull’ingegneria tissutale, ma si concentra sulle applicazioni biomediche; il Dipartimento dell’agricoltura finanzia la maggior parte degli studi di scienza alimentare, ma spende poco per la carne coltivata in laboratorio. “E’ una terra di mezzo”, dice Amit Gefen, bioingegnere all’Università di Tel Aviv, in Israele, che sta cercando di coltivare carne di pollo su impalcature create spogliando la polpa di mela delle sue cellule.

In alcuni paesi, le opportunità di finanziamento stanno lentamente cominciando a spuntare. L’Israel Innovation Authority finanzia la start-up Aleph Farms, il cui lavoro si basa sulla ricerca dell’ingegnere biomedico Shulamit Levenberg al Technion-Israel Institute of Technology ad Haifa. L’IIA sta mettendo a disposizione più di 100 milioni di shekel (27,7 milioni di dollari) in otto anni per creare un incubatore tecnologico alimentare che concorra a sostenere molti altri spin-off universitari di questo tipo.

Gli investimenti privati nel settore delle carni pulite hanno già ridotto i costi di produzione. Post dice di poter produrre un hamburger da 140 grammi per 500 euro. Secondo Levenberg la sua azienda può coltivare una piccola bistecca per circa 50 dollari.

E in vista della prevedibile ulteriore discesa dei prezzi, alcuni scienziati contestano che la ricerca di base nella coltivazione della carne  sia carente.

“Stiamo prendendo una cosa che funziona con gli esseri umani e con i topi e la trasferiamo nelle cellule bovine”, dice Yaakov Nahmias, ingegnere biomedico all’Università ebraica di Gerusalemme, e amministratore delegato della Future Meat Technologies, una start-up israeliana. “Non sono così sicuro che stiamo ancora parlando di scienze di base.”

Ma, come per qualsiasi prodotto di prima generazione, c’è spazio per miglioramenti, dice Ido Savir, amministratore delegato della SuperMeat a Rehovot, Israele. Le prime carni coltivate in laboratorio saranno più simili a quelle che si trovano nei fast food che nell’alta cucina, osserva Ido Savir.

Quel primo gruppo aiuterà a “gettare le basi per una nuova industria”, ma quello che serve, dice Savir, è “creare un nuovo campo scientifico”.

 

CREDIT: Le Scienze