Il microbioma in frutticoltura, utilizzo in pre e post raccolta
Dal 2003 gli articoli scientifici che trattano il tema dei microrganismi applicati in agricoltura sono centuplicati a dimostrazione di come, grazie alle scoperte tecnologiche, è stato possibile descrivere un mondo prima sconosciuto ma estremamente importante per tutto il settore. Del resto la microbiologia del suolo viene intesa dagli studiosi come il motore e cardine della fertilità, della produttività, della qualità e, soprattutto, della sostenibilità. Le ultime novità in fatto di ricerche ed applicazioni sul tema sono state presentate nel convegno dal titolo “Il microbioma in frutticoltura, utilizzo in prevenzione e post raccolta”, alla presenza dei docenti Vincenzo Michele Sellitto, agronomo, ordinario all’Università di Timisoara in Romania, Vittorio Capuozzo, ricercatore Cnr e Filippo De Curtis professore all’Università di Campobasso.
“Quello che noi dobbiamo fare – ha spiegato il Sellitto, autore del libro “I microrganismi utili in agricoltura” – è cercare di applicare per la conservazione di un frutto, alcuni particolari microrganismi che già si utilizzano per le pratiche agricole. Questa operazione la possiamo fare durante il post raccolta oppure anche nel pre-raccolta, anticipando alcune reazioni che potrebbero venire annullate proprio durante il post raccolta. Come si capisce è un campo delicato, fatto di reazioni, equilibri a breve e a lungo termine, ma cruciale soprattutto per i prodotti di quarta gamma”.
“Noi microbiologi – ha aggiunto Vittorio Capuozzo – ci occupiamo di quarta gamma ma anche di studiare nuovi probiotici. Da profano del post raccolta, l’obiettivo che ci siamo posti, con gli ultimi studi effettuati insieme al professore Sellitto, è massimizzare non solo il post raccolta ma arricchire le diverse qualità alimentari dei prodotti. Qualità che sono: la comodità d’uso e la qualità funzionale, ovvero quella che ci dà benessere ma non è legata all’alimento che introduciamo direttamente. E parlo di fitonutrienti, probiotici, che non sono grassi e nemmeno proteine, ma sono in grado comunque di darci benessere. Anzi sono fabbriche di vitamine b2. Stiamo studiando la possibilità di aggiungere questi batteri lattici alla quarta gamma. Ovviamente la difficoltà è legata al fatto che se aggiungo un microrganismo lattico allo yogurt aggiungo qualcosa di coerente con l’ambito produttivo, nell’altro caso, se l’aggiungo al kiwi, al melone o a un’insalata, devo stare attento a non modificare o dare vita a qualcosa che infici la qualità sensoriale del prodotto”.
Ma perché ci sono dei patogeni che attaccano le piante e perché? A questa domanda ha risposto il professore De Curtis che dal 1990 studia fitoplasmi, batteri e funghi. “I patogeni non riescono a produrre energia e quindi devono approfittare di qualcun altro, in questo caso la pianta, che la produce – ha spiegato il professor De Curtis – Il patogeno sollecita la pianta, facendola ammalare perché deve difendersi fino a farla morire. È molto buono il fatto che ultimamente ci sia spostati sulla lotta biologica che non è altro che un uso integrato di microrganismi. E non si può parlare di microrganismi se non si parla dell’ambiente, quindi anche di suolo e sostenibilità del suolo, in cui viene applicato”.