Agroalimentare e Zootecnia

Lana, le norme frenano l’utilizzo come risorsa

La risposta è arrivata dal convegno tenutosi nell’aula consiliare del Comune di Polizzi Generosa, organizzato dal Distretto laniero siciliano, dal Gal Madonie e dal medesimo comune, appuntamento che rientrava nell’attività di animazione territoriale relativa al PSR Sicilia 2014-2022 – Sottomisura 16. 1.

Dopo i saluti del sindaco di Polizzi Generosa Gandolfo Librizzi, sono intervenuti: Sebastiano Tosto della Rete Ovinicoltori Siciliani, Delia Chillura Martino (Responsabile Scientifico), Simone Sangiorgi (Innovation Broker) e i rappresentanti dei partner dell’evento: Rosalia Tatano della F.lli Tatano snc, Bruno Marino Vivai Platani, Salvatore Fiore Presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali di Palermo, Michele Macaluso del GAL ISC Madonie, Antonio Console direttore dell’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia, Nino Colombo Esperto Zootecnico e Achille Virga Giuseppe in rappresentanza del Dirigente dell’Ispettorato dell’agricoltura di Palermo. Dopo gli interventi una decina di partecipanti ha partecipato al dibattito.

Dagli interventi che si sono succeduti è venuto fuori che anche la lana fa parte di quei paradossi che la politica italiana e europea, dopo avere emanato diversi regolamenti e leggi, non riesce a dipanare. Ma andiamo per ordine. La lana, grazie a un groviglio di incertezze normative sulla sua produzione e lavorazione, non può essere utilizzata come fonte di guadagno per gli allevatori e nemmeno come elemento di rilancio locale.

Il Presidente del Distretto laniero siciliano Sebastiano Tosto, ha evidenziato, su dati Istat, la situazione siciliana della lana: “Al 31 dicembre 2001 i capi allevati in Sicilia sono 698.824, l’11% degli capi nazionali; mentre gli allevatori sono 11.076; 354.475 sono gli agnelli che vengono macellati nei 12 mesi dell’anno di riferimento e 1 milione di Kg è la lana prodotta annualmente in Sicilia.

Sulla destinazione finale di questo materiale non ci è dato di saperlo! Secondo Agriregionieuropa il costo al kg della lana è di 0,50 Kg, ciò naturalmente non è bastevole nemmeno per pagare le spese per la tosatura delle pecore.

La normativa igienico sanitaria considerata la lana un rifiuto speciale e quindi per poterla utilizzare, in diversi settori come in edilizia, per riempire cuscini, ecc. deve essere lavorata e resa usufruibile. Il paradosso. La lana, da bene prezioso capace di essere una fonte di guadagno in più per gli allevatori, diventa un costo.

Infatti, la lana derivante dalla tosatura periodica degli ovini, per il regolamento europeo CE 1069/2009, non è ritenuta come una materia prima, ma sottoprodotto che per circolare nel mercato dev’essere trattata per abbassare la carica di batteri patogeni.

Qualche anno prima la comunità europea attraverso il regolamento CE 510/2006 ( più volte modificato) indicava la lana come “prodotto agricolo”, cioè che può essere tutelata grazie ad una IGP o una DOP.

Il Codice civile italiano (articolo 2135) definisce l’attività di produzione della lana come connessa a quella agricola. Come riporta sempre Agriregionieuropa “la lana in Italia pertanto si configura come vero e proprio prodotto agricolo dal punto di vista civilistico”.

Ma c’è di molto di più, gli opifici della lavorazione della lana si trovano esclusivamente in Piemonte, quindi, oltre al costo irrisorio della lana, bisognerebbe aggiungere quelli di lavorazione e di trasporto. Quindi, ottenere una lana utilizzabile commercialmente risulta impossibile, soprattutto per i costi elevatissimi, inoltre, sul mercato si trova lana a costi inferiori, soprattutto straniera.

Per tentare di risolvere il problema è stato costituito il Distretto Produttivo Laniero Siciliano, con sede a Cammarata (AG) nel cuore dei Monti Sicani, nato con la volontà di dare supporto alle aziende del comparto zootecnico che operano nell’allevamento degli ovini.

Ad oggi alla redditività delle imprese del comparto contribuisce la commercializzazione del latte e derivati e la commercializzazione della carne; gli alti costi delle materie prime e i bassi prezzi di vendite dei prodotti comprime le aziende in una forbice sempre più stretta. A questo scenario si aggiunge, spesso sottovalutandolo, il costo di gestione della lana, che in risposta alla necessità fisiologica per il benessere dei soggetti allevati, incide negativamente sulla profittabilità del business delle aziende che allevano capi ovini.

Il progetto del Distretto Laniero Siciliano, promosso dalla Rete ovinicoltori siciliani e dalla start up innovativa Date srl, attraverso un progetto lungimirante che mira a valorizzare la lana non solo in ambito tessile ma trasversalmente anche in tutti gli altri settori produttivi che ne consentiranno l’utilizzo, con possibile interessante ritorno economico siciliano e nazionale, come dimostra la partecipazione di soggetti imprenditoriali leader a livello nazionale ed europeo.

Il Distretto è pronto a trasformare questa importante materia prima da costo aziendale a ricavo ed è proprio questo cambio di prospettiva che pone i partner del Distretto Laniero Siciliano pronti a cogliere le opportunità che la transizione ecologica e l’economia circolare offriranno.

Il progetto prevede di realizzare dalla lana il biochar, cioè carbone vegetale, un materiale granulare che può esser prodotto riscaldando la biomassa oltre i 400 °C in un ambiente in cui vi è pochissimo ossigeno, per un tempo che può variare da qualche secondo a circa 30 minuti.

Il biochar, grazie al suo contenuto di carbonio e alla sua porosità, risulta essere un potente ammendante per il terreno, da utilizzare in campo o in vaso, ovviamente con quantità diverse.

Il prodotto è molto ricercato in agricoltura, poiché apporta un miglioramento della fertilità biologica del terreno e un minor impiego di acqua e concimi chimici. Nel settore florovivaistico, grazie alla sua azione, rende disponibili per le piante gli agenti nutrienti di cui hanno bisogno per crescere, nello specifico calcio, magnesio, potassio, azoto. Il PH del substrato subisce così un incremento e viene migliorata l’abitabilità delle piante. Inoltre il biochar, grazie alla sua stabilità nel tempo, permette la cattura e lo stoccaggio della CO2. Questa sua caratteristica lo rende uno strumento molto importante nella lotta al cambiamento climatico. Sarebbe infatti una tecnica carbon neutral (il saldo di emissioni in atmosfera è minore o pari a zero), ma anche carbon negative (sequestra più carbonio di quanto ne emetta per produrre energia). Per il legale rappresentante del Distretto produttivo Laniero Siciliano Sebastiano Tosto “Si tratta di una importante scommessa che consentirà di dare nuova vita ad un prodotto che per troppi anni ha costituito un peso per gli allevatori di ovini, siamo solo all’inizio ma la qualità del progetto presentato e delle imprese partner ci fa ben sperare. Consentitemi anche di ringraziare il team di tecnici, per il loro prezioso contribuito alla redazione del progetto, le imprese partecipanti, i docenti universitari, le amministrazioni comunali, l’amministrazione ed il Governo Regionale che ci hanno permesso di mettere in campo questo importantissimo strumento per la soluzione di questo problema che affligge il mondo zootecnico regionale”.