Agroalimentare e Zootecnia

Nel Sud della Sicilia si punta sulla carota novella Igp di Ispica

PhTullioPuglia9880Dolce, profumata, ma soprattutto fresca. È, infatti, la freschezza una delle caratteristiche della Carota novella Igp di Ispica che può essere commercializzata – secondo il disciplinare – con questo marchio dal 20 febbraio al 15 giugno, cioè unicamente nel periodo di produzione. Una freschezza che permette di mantenere intatte le proprietà organolettiche di questo ortaggio e anche le proprietà nutrizionali e benefiche, tra cui la forte presenza di falcarinolo (dagli effetti antitumorali) ancora più benefico se la carota viene consumata cruda. E, secondo gli studi del nutrizionista Giorgio Calabrese, è anche ricca di glucidi non dannosi per i diabetici. Ad influire positivamente su queste caratteristiche è l’uso dell’acqua di irrigazione, estratta da pozzi artesiani molto profondi e quindi ricchi di minerali che l’irrigazione trasmette all’ortaggio.
La carota novella Igp di Ispica viene coltivata in un areale che si espande nella fascia costiera delle province di Ragusa e Siracusa, una zona che riceve molta luce del sole anche in inverno. Quinegli anni Cinquanta, imprenditori agricoli olandesi individuarono una zona ideale per “controstagionalizzare” il prodotto: nel Nord Europa, infatti, viene seminata all’inizio della primavera, coltivata lungo tutta l’estate e raccolta in autunno. Al contrario il ciclo della carota nel Sud della Sicilia inizia con la semina autunnale, prosegue con la coltivazione invernale e si conclude con la raccolta in primavera.
La coltivazione ha avuto un impatto notevole sull’economia locale nei primi anni, poi subentrarono i frigoriferi e quindi la possibilità di conservare i prodotti più a lungo e la carota siciliana iniziò ad avere una forte concorrenza, divenendo una produzione meno redditizia. Così se all’inizio degli anni Ottanta si coltivavano 3 mila ettari a carote, oggi non si superano i 1.500 ettari.
Se però la redditività è diminuita, non è scemato l’apprezzamento per la qualità di questo ortaggio siciliano, tanto da spingere alcune aziende a valorizzare il prodotto, decidendo, nel 2002, di unirsi in associazione e di richiedere il riconoscimento Igp che fu accordato in via provvisoria nel 2007 e in via definitiva nel 2010 e la costituzione del Consorzio di tutela della carota novella Igp di Ispica. Oggi il consorzio associa 13 aziende di piccole-medie dimensioni (dai 40 ai 200 dipendenti) con circa un migliaio di occupati se si considera anche l’indotto. Un riconoscimento che ha un solo eguale in Italia, nel Fucino (Avezzano), mentre gli altri due areali italiani di carote (Chioggia nel Ferrarese e Fiumicino nel Lazio) non hanno questo riconoscimento.

I numeri della carota Igp di Ispica
Nel 2013 sono stati certificati 250 ettari di terreni coltivati a carota Igp con una produzione che è passata dai 4 mila quintali del 2012 ai 7 mila del 2013 e si punta a quota 10 mila nel 2014. Anche da un punto di vista economico i risultati sono notevoli: il fatturato dell’Igp è passato da 200 mila del 2012 a 450 mila del 2013, più che raddoppiando quindi. Il prezzo dell’Igp è in media del 10% superiore rispetto alle carote non Igp se per quelle non “marchiate” si paga al produttore circa 60-70 centesimi al chilo, quella a marchio Igp vale dai 75 agli 80 centesimi, con un valore superiore del 10-15%. La produzione, per l’80% è venduta all’estero: Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca e Polonia. La resa è di un ettaro di carote è di 500-550 quintali per ettaro, mentre per l’Igp la resa si abbassa del 50%.

Criticità
Ovviamente le difficoltà non mancano, con problemi comuni al resto dell’agricoltura siciliana. «I costi di trasporto sono molto alti – afferma Carmelo Calabrese, presidente del Consorzio di tutela – si va dai 9-10 centesimi al chilo in Italia fino ai 15 centesimi per il trasporto all’estero, se si considera che produrre un chilo di carote costa 18-20 centesimo al chilo, si capisce che trasportarla costa quasi quanto produrla. Una non competitività nel trasporto che frena la crescita delle nostre aziende. Di sicuro potrebbe giovare uno sviluppo del settore cargo del vicino aeroporto di Comiso».

La coltivazione
Le aziende di carote non fanno monoculture, ma la produzione si inserisce in un sistema che mette insieme meloni, angurie, zucchino, papate, pomodori, peperoni. Anche perché il riconoscimento Igp prevede che le carote non possano essere coltivate sullo stesso terreno per due anni consecutivi.

Carratteristiche
Come si diceva le proprietà della carota (a parte gli apporti vitaminici) sono la presenza di falcarinolo e di glucidi non dannosi per i diabetici per una consistenza del 5% del peso del prodotto fresco. Mentre il beta-carotene è presente in 4 mg ogni 100 grammi di peso del prodotto fresco. La cultivar è la rossa semilunga Nantese con diverse varietà. «Il ministero delle politiche agricole – spiega Calabrese – ha accettato di coltivare degli ibridi». La coltivazione non è in biologico, ma a “lotta integrata” (cioè in parte bio e in parte convenzionale): si fa un uso razionale della chimica che permette di raccogliere il prodotto con un residuo chimico pari a zero. In questa direzione si usa anche il mezzo genetico (la selezione delle varietà più resistenti), ma non gli Ogm. (foto Tullio Puglia)

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