Api e miele minacciate dalle condizioni climatiche in Sicilia
Le condizioni climatiche invernali che attanagliano questa primavera stanno incidendo sulla produzione mielicola nazionale. Da Nord a Sud le piante, a causa di condizioni climatiche abbastanza rigide, hanno limitato le fioriture sia di specie erbacee, sia arboree. L’ assenza di vegetazione ha spinto le api a nutrirsi del miele che hanno fin qui prodotto.
Se non cambieranno le condizioni meteo, con l’innalzamento delle temperature, si rischia che la produzione di miele del 2019 verrà ricordata come la più nefasta degli ultimi dieci anni.
Tutto ciò aprirebbe le porte all’importazione di miele dalla Cina o dall’ Ungheria.
Quindi dopo i pesticidi, ora le api temono le condizioni climatiche avverse, che pare rappresentano una delle maggiori minacce per gli impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione.
“Secondo i dati forniti da dagli apicoltori italiani dell’Unaapi la produzione di miele, a causa della siccità del 2017, è calata del 80%. Proprio per le conseguenze della siccità, infatti, i fiori non secernono più nettare e polline e le api, in sofferenza per il clima anomalo, non solo non producono miele, ma rischiano di non riuscire a fornire il loro determinante servizio di impollinazione alle colture agricole. Il ruolo fondamentale svolto dagli impollinatori viene riconosciuto anche nel secondo Rapporto sul Capitale Naturale in Italia (presentato a febbraio del 2018) che ha dedicato un capitolo al servizio ecosistemico dell’impollinazione”. Secondo i ricercatori dell’Università di Milano l’inverno più corto e più caldo determinerebbe uno stress aggiuntivo per le api e comprometterebbe la loro salute.
Il cambiamento climatico contribuisce così al fenomeno della moria delle api in modo determinante, secondo solo agli effetti letali dei pesticidi, in particolare gli insetticidi neonicotinoidi condannati senza appello da una recente valutazione dell’EFSA, l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare.
Gli apicoltori censiti in Italia sono oltre 45.000 e di questi sono 20.000 i produttori che detengono l’80% del patrimonio apistico nazionale, pari a 1,2 milioni di alveari sparsi nelle campagne italiane. Gli apicoltori hanno da tempo lanciato l’allarme per la drastica riduzione del numero e della produttività degli alveari. I cambiamenti climatici, insieme alle pratiche agricole intensive che richiedono l’utilizzo di pesticidi pericolosi per le api e gli altri impollinatori, mettono in pericolo questo inestimabile patrimonio dell’agricoltura italiana.
Per dirla con Albert Einstein “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.