Plastica monouso addio, vietata la vendita
Il decreto legislativo 196/2021 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 30 novembre scorso impone il divieto di vendita dei prodotti ricavati dalla plastica monouso. La norma recepisce una direttiva europea del 2019, la cosiddetta Sup, ovvero Single Use Plastic.
Quindi, dal 14 gennaio entra in vigore il divieto di immettere sul mercato oggetti di plastica monouso, oggetti non compostabili e non biodegradabili.
Insomma, non si potrà più fare uso di: posate, piatti, bicchieri, cannucce, tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi e coperti e tutti quegli oggetti in plastica di uso comune anche e soprattutto nel confezionamento del cibo i cui residui pesano sull’ambiente, a partire dal mare e dalla zona litoranea. Per i trasgressori ci sono multe da 2.500 a 50mila euro, mentre sono previste agevolazioni, con un credito d’imposta massimo di 3 miliono di euro l’anno per i primi 3 anni di entrata in vigore del decreto
Nel dettaglio, obiettivo del decreto è “prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana” e contemporaneamente spingere verso un’economia circolare, modelli imprenditoriali e comportamenti virtuosi. In ultimo il decreto vuole “promuovere l’utilizzo di plastica riciclata idonea al diretto contatto alimentare nelle bottiglie per bevande”, “ferma restando la disciplina in materia di igiene e sicurezza degli alimenti e dei materiali e degli oggetti destinati al contatto con gli stessi (MOCA), le disposizioni del presente decreto prevalgono sulle norme incompatibili della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”. Si punta a produrre entro il 2026 “una riduzione quantificabile del consumo dei prodotti di plastica monouso”.
Si vieta l’immissione sul mercato dei prodotti di plastica monouso e di quelli di plastica oxo-degradabile. Dunque non la vendita al consumatore finale o al dettagliante, ma la prima immissione sul mercato, questo per consentire di terminare le scorte nei magazzini,“a condizione che possa esserne dimostrata l’immissione sul mercato in data antecedente alla effettiva decorrenza dell’obbligo”. Il divieto non vale, però in alcune circostanze, e ammettemateriali biodegradabili e compostabili (certificati secondo lo standard europeo UNI EN 13432 o UNIEN1 4995, con materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40%,dal1°gennaio 2024, superiori almeno al 60%)..
Grande soddisfazione arriva dalle associazioni ambientalistiche. “Secondo Legambiente l’84% dei rifiuti trovati sulle nostre spiagge (una media id 783 ogni 100 metri) sono di plastica che – secondo quanto stimato da Greenpeace, sta mettendo a rischio il mondo animale (circa 700 le specie animali vittime dell’inquinamento da plastica, scambiata per cibo, ne provoca la morte per indigestione o soffocamento), con la pandemia che ha incentivato l’uso di oggetti di plastica usa e getta”.
“Qualcuno si aspettava di più, e non solo perché la normativa italiana prevede che i prodotti possano essere ancora messi in vendita fino all’esaurimento delle scorte, “a condizione” ricordiamo “ che possa esserne dimostrata l’immissione sul mercato in data antecedente alla effettiva decorrenza dell’obbligo” ma perché tra eccezioni e piccoli escamotage, l’impatto di questo decreto pare essere molto meno decisivo del previsto”.