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Guerra, pandemia e speculazioni inaspriscono i prezzi dell’agroalimentare

Come se non bastasse la pandemia ad incrementare le preoccupazioni degli italiani, ora scendono in campo la guerra in Ucraina e il cinismo di molti speculatori. 

Problematiche che hanno determinato la triplicazione del prezzo del gasolio agricolo, così come il costo dei mangimi, del prezzo del grano, il quale “ha messo a segno un aumento del 40,6% in una settimana” arrivando ad un livello che non si raggiungeva dal 2008, aumenti a volte inspiegabili. C’è poi il caro bollette che pesa su tutti i comparti, come ad esempio quello florovivaistico, che ha bisogno di consumare energia per riscaldare le serre. Insomma, la situazione è davvero incresciosa che genera un contesto insostenibile, appesantita, anche, da uno stato di crisi che da decenni attanaglia l’agricoltura italiana.

Si sono intensificati anche i costi energetici riguardante: l’energia elettrica, il gas, il carburante, le materie prime per la produzione del packaging, e tutta la filiera zootecnica, in particolare mangimi e i concimi, hanno raggiunto livelli mai registrati in questi ultimi anni.

Gli organi competenti dovrebbero tenere d’occhio gli speculatori, grandi e piccoli, che stanno inasprendo i prezzi al dettaglio e all’ingrosso, senza alcun motivo.

Nonostante operiamo all’interno del mercato unico, assistiamo ad un restringimento delle importazioni da parte dell’Ungheria e dalla Bulgaria riguardante il mais col rischio che l’Italia andrebbe incontro a un crollo del mercato zootecnico, essendo fortemente importatrice di mangimi. Si scopre inoltre che i cinesi hanno incrementato l’acquisto di scorte di cereali e semi oleosi, problematica che ha determinato la gran parte dell’accaparramento di scorte del mercato mondiale. Nei primi otto mesi del 2021 la Cina ha speso ben 98,1 miliardi di dollari per l’acquisto di alimenti.

Ad un tratto ci siamo accorti che la politica di restrizione, di quote, di set-aside, e tante scelte politiche sono state scellerate e imprudenti da parte dei nostri governanti.

Le restrizione imposte dalla U.E., nel tempo, hanno provocato l’abbandono di circa un milione di ettari destinati a produzioni agricole, quasi il 10% della superficie agricola nazionale.

Oggi, in molti chiedono la sospensione di queste Misure e di promuovere velocemente un piano per il rilancio delle produzioni di grano tenero, mais e semi oleosi, ecc. perché negli ultimi due anni, quella italiana, è scesa sotto il 50% del fabbisogno.

Mentre l’Europa approvava il Green Deal, Russia e Cina nel loro vertice bilaterale dello scorso febbraio, ribattezzato come il Patto delle Olimpiadi concordavano: “Le due parti si oppongono all’abuso dei valori democratici da parte di qualsiasi paese, all’ingerenza negli affari interni dei paesi sovrani con il pretesto della salvaguardia della democrazia e dei diritti umani e alla provocazione della divisione e del confronto mondiale. (…) Le due parti sono disposte a collaborare con tutti i paesi disponibili per promuovere la vera democrazia. Una relazione geopolitica sancita anche in nome dell’opposizione da parte di entrambe le potenze verso le forze esterne che cercano di minare la sicurezza e la stabilità nelle loro regioni adiacenti comuni e vogliono interferire negli affari interni dei paesi sovrani con qualsiasi pretesto. Soprattutto, a seguito di quell’incontro tra le due delegazioni, la Cina ha approvato l’importazione di grano e orzo da tutte le regioni russe dopo aver fatto incetta del granaio d’Europa ovvero l’Ucraina”.

Tra l’altro il Dipartimento dell’Agricoltura USA aveva avvertito come, secondo i dati in loro possesso, la Cina sarebbe riuscita a garantirsi il 69% delle riserve mondiali di mais nella prima metà dell’anno agricolo 2022, del 60% del riso e del 51% del grano su scala globale. La Cina sta mantenendo le sue scorte di cibo ai “massimi storici”: a dichiararlo è stato il direttore delle riserve di grano per l’Amministrazione delle scorte nazionale di cibo e delle riserve strategiche, Qin Yuyun, lo scorso novembre.

Con una popolazione mondiale che si avvia a varcare la soglia dei nove miliardi, è indispensabile che l’Europa vara una nuova Pac all’insegna di obiettivi che mettono al centro del sistema agroalimentare oltre gli impegni per gli agricoltori in favore della sostenibilità ambientale, anche obiettivi nuovi, alla luce dei drammi che stiamo vivendo. E le priorità immediate riguardano l’autoapprovvigionamento alimentare e quello energetico, dal momento che l’Italia importa gran parte dei suoi fabbisogni su entrambi i fronti, aumentando la produzione interna di cereali e oleaginose con contratti che tengano conto dei reali costi di produzione. Insomma, “è tutto sbagliato è tutto da rifare”.