Il Coordinamento di Agroecologia lancia il Piano Energetico Rurale per salvaguardare la superficie agricola siciliana

In molti temono la possibilità reale che la concessione di autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici da parte della Regione siciliana possa assottigliare la superficie agricola siciliana, già notevolmente compromessa dal crollo dei prezzi prodotti agricoli, con conseguenza allontanamento dei giovani dal settore primario, ma anche per evitare di pregiudicare il valore ecologico e di tutela del territorio operato dagli operatori agricoli.

A sostenere la protesta è il Coordinamento di Agroecologia, costituito da diversi movimenti ambientalisti, liberi imprenditori, docenti universitari, ecc., i quali si sono riuniti in una videoconferenza per affrontare la tematica, alimentare la protesta e portare avanti le strategie e le relative soluzioni maggiormente congeniali alla sostenibilità ambientale, anche in accordo del Gran Deal europeo.

Per Giovanni Caronia dell’Aras – Associazione regionale apicoltori siciliani, che ha moderato l’incontro, la concessione di questi mega impianti da parte della Regione Siciliana, può essere considerata ”una corsa all’oro, con conseguente sterilizzazione delle terre, turbative delle acque con conseguente distruzione della biodiversità siciliana” .

Per Guido Bissanti (Movimento azzurro): “occorre una necessaria integrazione e modifica del Piano Energetico Ambientale della Regione Siciliana (PEARS), attraverso un progetto di un Piano Energetico Rurale che configuri un sistema energetico di Generazione distribuita (GD), in cui la maggior parte dell’energia viene utilizzata nello stesso luogo di produzione (evitando dannose perdite di rete, come già recita l’Aggiornamento del PEARS – parf 4.1 sulle evidenze e criticità dello stato della rete in Sicilia) e nel quale viene minimizzata, per quanto è possibile, la realizzazione di grandi impianti di energie rinnovabili (ad esempio da impianti fotovoltaici) che, qualunque siano le risultanze della VIA, vanno a sottrarre suoli agricoli o potenzialmente agricoli, ecosistemi naturali, diminuendo lo stoccaggio di ingenti quantitativi di CO2, per minore efficienza energetica dei sistemi vegetazionali, e alterando notevolmente il paesaggio”.

Il Coordinamento è consapevole del fatto che la Commissione europea, nell’ambito del Green Deal europeo ha proposto nel settembre 2020 di aumentare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, comprese le emissioni e gli assorbimenti, ad almeno il 55% rispetto al 1990, e in tal senso ha avviato il processo di elaborazione di alcune proposte legislative dettagliate, entro il mese di luglio 2021, per attuare e raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il Piano Energetico Rurale, proposto dal Movimento, tenendo conto della necessità di raggiungere gli obiettivi del Framework 2030 per il clima e l’energia, dovrebbe essere realizzato seguendo i seguenti criteri:

  • deve essere strutturato secondo il massimo criterio della Generazione Distribuita (GD), quindi con la realizzazione di numerosi piccoli impianti, rendendo autonoma energetica dell’azienda agricola;
  • deve realizzarsi senza consumo di suolo, secondo quanto definito sia dall’ISPRA che dalle Direttive UE in materia e cercando di applicare il criterio della multifunzionalità, integrando la PLV tramite la vendita di energia elettrica;
  • deve prevedere impianti che non vadano ad incidere sul regime pluviometrico ed i tempi di corrivazione delle acque di deflusso (come avviene invece per i grandi impianti fotovoltaici), con conseguenti ricadute negative sul regime delle acque e sulla ulteriore perdita di suolo;
  • conformemente alla Farm to Fork strategy dell’UE del 2020, non deve incidere sulla già delicata questione della disponibilità di cibo e risorse per i prossimi anni, a cui Agenda 2030 dedica in particolare gli obiettivi 2, 7, 11, 12 e 15;
  • infine, e non ultima, la produzione di energie derivanti da questi piccoli impianti non deve interferire con la biodiversità, secondo quanto anche previsto dalla Direttiva UE del 2020 in materia.

All’incontro è intervenuta anche la parlamentare regionale Valentina Palmeri (Gruppo attivo e verdi) la quale ha comunicato la sua attività intrapresa ad individuare, attraverso la Regione Siciliana, una anagrafica delle aree idonee e non idonee alla realizzazione di questi mega impianti, ed ha condiviso con il Coordinamento, la necessità di salvaguardare il territorio regionale e l’attività produttiva agricola.