I cambiamenti climatici ci priveranno della birra?
In seguito ai cambiamenti climatici, da qui alla fine del secolo la produzione globale di orzo rischia di diminuire dal 3 al 17 per cento in media, a seconda di quello che sarà l’aumento reale delle temperature globali. E questa diminuzione si ripercuoterà in maniera ancora più significativa sul prezzo e sul consumo di birra, la bevanda alcolica più consumata al mondo. A sostenerlo è uno studio previsionale effettuato da ricercatori dell’Università di Pechino e dell’Università della California a Irvine, che firmano un articolo su “Nature Plants”.
Benché l’orzo sia il quarto cereale più coltivato al mondo, non erano ancora state sviluppate previsioni accurate sulle sue rese in un mondo in cui aumentano ondate di calore ed episodi di siccità; tanto meno sull’impatto della riduzione delle rese sul mercato della birra, che a livello globale assorbe circa un terzo di tutta la produzione di orzo, sia pure con differenze assai grandi da paese a paese.
I modelli elaborati da Wei Xie, Steven J. Davis e colleghi hanno esaminato l’effetto sulle rese dell’orzo dei quattro possibili scenari di cambiamento climatico previsti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), per poi calcolare la presumibile ricaduta su produzione, consumo e prezzo della birra. Questa ricaduta non sarà uniforme nei diversi paesi, dipendendo da svariati fattori, a partire dalla destinazione d’uso prevalente dell’orzo prodotto, che in molte nazioni è impiegato in gran parte come mangime per animali.
La quota di orzo destinata dall’alimentazione umana è invece generalmente molto piccola, con le vistose eccezioni dell’India (77 per cento), dei paesi africani (40 per cento, con l’esclusione del Sudafrica) e di parte del Sud America (17 per cento). In un numero elevato di paesi è quindi presumibile che questi usi, considerati prioritari, sottrarranno materia prima alla filiera della birra.
L’effetto della scarsità di orzo sul mercato della birra nei differenti paesi è poi influenzato fortemente dall’importanza della bevanda nelle diverse culture e dalla disponibilità a spendere di più per averla; così i maggiori aumenti di prezzo si concentreranno in paesi relativamente ricchi e storicamente amanti della birra. Quindi, in paesi come l’Irlanda, dove attualmente si consumano in media 276 lattine da mezzo litro pro capite all’anno, si prevede che nello scenario climatico peggiore la diminuzione delle rese dell’orzo possa portare a un aumento dei prezzi del 193 per cento e a un calo dei consumi di 81 latine pro capite all’anno.
La maggiore riduzione totale della produzione e dei consumi si avrebbe comunque nei tre principali paesi produttori e consumatori di birra: Cina, Stati Uniti e Germania.
In seguito ai cambiamenti climatici, da qui alla fine del secolo la produzione globale di orzo rischia di diminuire dal 3 al 17 per cento in media, a seconda di quello che sarà l’aumento reale delle temperature globali. E questa diminuzione si ripercuoterà in maniera ancora più significativa sul prezzo e sul consumo di birra, la bevanda alcolica più consumata al mondo. A sostenerlo è uno studio previsionale effettuato da ricercatori dell’Università di Pechino e dell’Università della California a Irvine, che firmano un articolo su “Nature Plants”.
Benché l’orzo sia il quarto cereale più coltivato al mondo, non erano ancora state sviluppate previsioni accurate sulle sue rese in un mondo in cui aumentano ondate di calore ed episodi di siccità; tanto meno sull’impatto della riduzione delle rese sul mercato della birra, che a livello globale assorbe circa un terzo di tutta la produzione di orzo, sia pure con differenze assai grandi da paese a paese.
I modelli elaborati da Wei Xie, Steven J. Davis e colleghi hanno esaminato l’effetto sulle rese dell’orzo dei quattro possibili scenari di cambiamento climatico previsti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), per poi calcolare la presumibile ricaduta su produzione, consumo e prezzo della birra. Questa ricaduta non sarà uniforme nei diversi paesi, dipendendo da svariati fattori, a partire dalla destinazione d’uso prevalente dell’orzo prodotto, che in molte nazioni è impiegato in gran parte come mangime per animali.
La quota di orzo destinata dall’alimentazione umana è invece generalmente molto piccola, con le vistose eccezioni dell’India (77 per cento), dei paesi africani (40 per cento, con l’esclusione del Sudafrica) e
di parte del Sud America (17 per cento). In un numero elevato di paesi è quindi presumibile che questi usi, considerati prioritari, sottrarranno materia prima alla filiera della birra.
L’effetto della scarsità di orzo sul mercato della birra nei differenti paesi è poi influenzato fortemente dall’importanza della bevanda nelle diverse culture e dalla disponibilità a spendere di più per averla; così i maggiori aumenti di prezzo si concentreranno in paesi relativamente ricchi e storicamente amanti della birra. Quindi, in paesi come l’Irlanda, dove attualmente si consumano in media 276 lattine da mezzo litro pro capite all’anno, si prevede che nello scenario climatico peggiore la diminuzione delle rese dell’orzo possa portare a un aumento dei prezzi del 193 per cento e a un calo dei consumi di 81 latine pro capite all’anno.
La maggiore riduzione totale della produzione e dei consumi si avrebbe comunque nei tre principali paesi produttori e consumatori di birra: Cina, Stati Uniti e Germania.
CREDIT: Le Scienze