Unione Allevatori Sicilia: salvaguardare la zootecnica per salvare le aree interne

La zootecnia delle aree interne siciliane sono al collasso. Le Misure del P.S.R. 2014 /2020, come l’indennità compensativa e il biologico, alla luce di quanto sta accadendo stanno rischiando seriamente di compromettere anni di duro lavoro di un comparto agricolo capace nel passato di aver portato la Sicilia al primo posto a livello nazionale.

A sostenerlo è una delegazione dell’associazione “Unione Allevatori Sicilia” proveniente da quasi tutte le province dell’isola, con in testa il suo v.p. Carmelo Galati, che, nel corso di un incontro con il dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura dott. Carmelo Frittitta, insieme alla parte politica rappresenta dall’On. Toni Scilla, hanno voluto ragionevolmente evidenziare.

Le aree interne senza una politica capace di incidere sul tessuto produttivo rischiano il completo abbandono. In molti paesi, l’inizio del 2019, ha visto la fuga di centinaia di persone, non più soltanto giovani, ma gruppi di famiglie, la meta è il Nord Italia aree sicuramente più produttive. Non solo manovalanza, ma anche intellettuali. I pochi imprenditori rimasti trovano difficoltà estrema a recepire manodopera.

A risentirne sono tutti i settori produttivi, dall’artigianato, ai servizi e all’agricoltura. Mentre la politica cerca di mettere a punto una finanziaria, senza una strategia ben mirata e incisiva, rischiamo di cancellare per sempre le aree rurali.

Anche l’agricoltura assiste passivamente alla perdita di forze lavorative. I costi di produzione sono sempre più elevati, mentre i ricavi sono ridotti a lumicino.

A patire più di tutti è sicuramente il comparto zootecnico con problematiche abbastanza complesse e che attraverso l’aiuto dell’indennità compensativa e del biologico riescono a sbarcare il lunario.

“Abbiamo apprezzato l’apertura del dott. Frittata” – spiega Carmelo Galati – “il quale, con numeri alle mani, ha dimostrato ai partecipanti che ci sono delle possibilità di intervento immediato, anche se non a lungo termine”. E continua inoltre: “Un doveroso grazie va anche all’On Toni Scilla, per averci dimostrato concretezza nella volontà di intervento, in quanto coordinatore attento dell’incontro”.

Bisogna anche sapere leggere i numeri che girano attorno al Bio che sono davvero paradossali. Infatti, la politica agricola comunitaria sovvenziona il 97,7% dell’agricoltura convenzionale, mentre al biologico vanno le briciole. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei deputati, su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia dalla Politica agricola comune (PAC) 2014-2020, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro.
Il paradosso è che: “Chi inquina viene pagato”; all’agricoltura che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici va la quasi totalità dei finanziamenti europei e nazionali.

In altri termini il bio – che rappresenta il 14,5% della superficie agricola utilizzabile – riceve il 2,3% delle risorse europee. E se proviamo a fare il calcolo aggiungendo la quota nazionale per l’agricoltura che è di circa 21 miliardi, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi, il 2,9% delle risorse. Bene. Ognuno è autorizzato a farsi il ragionamento che vuole.