Question Time del ministro Lollobrigida al Senato: tutela della filiera vitivinicola e sostegno delle razze bovine da carne autoctone italiane

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida è intervenuto al Question Time al Senato rispondendo a interrogazioni sulle iniziative di tutela della filiera vitivinicola con metodo biologico dai danni causati dalla peronospora e sugli interventi di sostegno delle razze bovine da carne autoctone italiane.

Risposta su iniziative di tutela della filiera vitivinicola con metodo biologico dai danni causati dalla peronospora

Noi quest’anno ci troviamo di fronte a un’aggressione della peronospora, come non si è registrato da tempo, una riduzione della produzione che l’Osservatorio vendemmiale Assenologi ISMEA e Unione Italiana vini stima drammatico per alcune regioni Umbria,  il Lazio la Sicilia e parte della Toscana in particolare. Il Governo ha ritenuto però di intervenire di più nel tempo più rapido possibile e con il decreto del 10 agosto 2023 ha previsto 7 milioni di intervento, che sono un inizio che io spero già in Parlamento durante la legge di stabilità potrà implementare. 

Noi lo proveremo a fare nell’ambito delle risorse disponibili, anche nella fase di redazione del provvedimento, ma bisogna tener conto che non sempre questo è un dato oggettivo che dobbiamo valutare. La riduzione della produzione corrisponde a una riduzione del valore ed evidentemente noi dobbiamo intervenire per ripagare le imprese della perdita di valore più che della perdita di produzione, anche in considerazione del fatto che c’era un problema interconnesso al sistema vino che lei ben conosce, che è lo stoccaggio di un quantitativo di vino eccessivo prodotto lo scorso anno. 

Ed è per questo che noi nel decreto abbiamo voluto prevedere anche un intervento normativo a firma, mi sembra, del collega De Carlo. C’è stato un emendamento, con parere favorevole del Governo che ha previsto la possibilità di utilizzare in deroga sul piano biennale le uve, aumentando la percentuale di quelle utilizzabili rispetto allo stoccaggio dell’anno precedente, in modo da ridurre le perdite per le aziende e mantenere sul mercato una quantità di vino italiano importante che, dobbiamo aspettare l’imbottigliamento e la vendita, per capire la perdita di valore sulla quale, immagino insieme avremo più occasioni di intervenire. 

Certamente teniamo conto anche del fattore che lei richiamava delle imprese biologiche anche nel decreto che il Ministero provvederà a discutere con la Conferenza delle regioni e con le associazioni di settore. Valuteremo la tipicità e la tipologia delle diverse imprese e anche la possibilità di intervenire nella fase preventiva per cercare di limitare i danni, utilizzando le buone pratiche che la PAC prevede e che purtroppo sono limitate per le aziende biologiche al solo utilizzo del rame. 

Abbiamo provato a chiedere la deroga alla Commissione europea, che però ci ha dato parere negativo, e di questo parere non possiamo che tenere conto. Dobbiamo profilare in questo Parlamento è stata avanguardia in Europa di quella che è una discussione sulla difesa al netto di pesticidi delle nostre culture attraverso le tecnologie evolutive avanzate che nulla c’entrano con gli OGM ma che invece accelerano alcuni processi di rafforzamento delle culture, proteggendo le piante dalle vecchie e delle nuove aggressioni delle fitopatie, del cambio climatico e di quanto noi vorremmo evitare si dovesse curare con gli agrofarmaci, che però a volte sono l’unica soluzione attuabile. 

Abbiamo lavorato sugli OGM del vino che evidentemente tengono conto in maniera preferenziale del biologico, perché riteniamo evidentemente che tutte le produzioni che salvaguardano la qualità senza dover utilizzare agenti esterni, siano da prediligere e preferire rispetto ad altro. E abbiamo anche cercato questo, per dirla in maniera un po’ cruda, di svuotare i cassetti del Ministero, come lei anche nel suo quesito ci invita a fare, per trovare le risorse interne. 
Noi siamo riusciti a intervenire con 100 milioni immediatamente in sostegno della Regione Emilia-Romagna, con un fondo alluvionale, con fondi propri del ministero, così come abbiamo trovato 13 milioni per affrontare la questione emergenziale del granchio blu che aggredisce le aziende di pesca italiane, in particolare dell’acquacoltura, così come abbiamo ritrovato nei fondi interni del ministero 7 milioni per la peronospora per ora. Questo è quello che abbiamo fatto con fondi diciamo imprevisti che abbiamo utilizzato e che non era previsto venissero usati per cose che non potevamo conoscere perché il cambio climatico da un lato e anche una serie di altri fattori stanno facendo emergere una serie di emergenze. Chiudo e con un invito evidentemente ad affrontare questo tema con la valorizzazione di un asset strategico come quello delle produzioni vinicole che sono e continuano ad essere il gioiello della nostra produzione italiana. Ed è per questo che in ogni campo crediamo ancora oggi opportuno tentare di proteggere e valorizzare.

Risposta sugli interventi di sostegno delle razze bovine da carne autoctone italiane

Abbiamo come Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste sostenuto il riconoscimento dell’IGP (e il sistema della qualità nazionale di zootecnia). Tali decisioni rientrano nel più ampio impegno del Governo, dirette a contrastare gli allevamenti intensivi, creando le condizioni affinché l’attività zootecnica possa avvenire nel rispetto del benessere animale. Per tante ragioni, per l’animale stesso, ma anche per la qualità dei prodotti. Qualche giorno fa, insieme a Bra, abbiamo ascoltato un intervento importante sul quale anche il presidente della Regione, Alberto Cirio, si è impegnato a tutelare, a sviluppare i prati stabili. Un’iniziativa interessante che garantisce la possibilità di avere un equilibrio ambientale e anche produzioni di grande qualità. Ma lei ricordava la transumanza, un altro elemento tipico, tradizionale ma di allevamento corretto nel rispetto della vita dell’animale. Certo, gli animali in quella fase vanno protetti anche dai grandi carnivori e dalle aggressioni che possono rilevarsi a danno di quell’allevamento tradizionale che deve e può rafforzare la filiera con quel valore aggiunto che è proprio dato dalla qualità delle nostre produzioni. 
Su altri elementi che lei ha citato correttamente voglio ricordare che abbiamo stanziato con decreto legge del 22 giugno 23 numero 75 risorse per 3 milioni di euro nel 2023, 5 milioni nel 2024, finalizzati a sviluppare l’operatività della banca dati unica zootecnica, strumento imprescindibile per la mappatura chiara del patrimonio zootecnico nazionale, che serve evidentemente allo studio e al rafforzamento delle razze. 
Siamo consapevoli che le attività di miglioramento genetico rappresenta un investimento strategico di lungo periodo, con effetti lungo tutta la filiera produttiva. Per questa ragione il Ministero eroga contributi all’Associazione nazionali di allevatori riconosciuti quali enti selezionatori. Negli ultimi anni, fino al 2024, il sostegno all’attività dei programmi genetica è stato attuato anche con il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022, con l’obiettivo di promuovere il miglioramento genetico del patrimonio zootecnico e la biodiversità animale attraverso un sistema innovativo integrato di assistenza zootecnica. 
L’Associazione degli allevatori e le associazioni degli allevatori sono dunque beneficiari di finanziamenti, lo ricordava lei, che consentiranno di stimare lo sforzo e la caratterizzazione delle razze presenti sul territorio nazionale, nonché di proseguire le attività di assistenza agli allevatori per quanto relativamente agli accoppiamenti programmati, al fine di valorizzare al meglio il potenziale genetico degli animali allevati e migliorare le performance riproduttive. 
L’obiettivo è quello di riorganizzare il sistema di allevamento puntando sulle specializzazioni. Lei ricordava l’importa dei vitelli e questo è un problema se ce ne fossero in quantità che in un mercato aperto arrivano dalla Francia ma riteniamo vadano valorizzati anche gli allevamenti di carattere nazionale proprio perché riescono a garantire intanto una risorsa importante della quale l’Italia è deficitaria. E’ costretta all’import di carni macellate altrove in maniera estremamente rilevante, ed è per questo che noi consideriamo la filiera delle carni ad esempio una filiera debole e abbiamo previsto nel punto di sovranità alimentare, che è il fondo che abbiamo creato nella prima legge di stabilità un findo da 100.000.000 di euro, a sostegno alle filiere per animali allevati e anche nati in Italia, perché vogliamo incentivare ed implementare non solo la produzione finale, ma anche l’allevamento e la crescita di filiere che siano idonee a garantirlo. 
Questi obiettivi che ci siamo posti e che fanno parte evidentemente di una cultura che ritiene l’allevamento, la pesca e l’agricoltura centrali nel nostro sistema di sovranità alimentare per garantire una produzione che prescinda da eventi contingenti come le pandemie e le guerre che purtroppo sono tornate alle nostre porte, vedono l’allevamento delle carni rosse anche delle mucche da latte un imprescindibile investimento. Che spero verrà implementato, come lei ricordava, da azioni sinergiche tra Governo e Parlamento per poter avere le risorse necessarie per migliorare ancor di più questo impegno che ho provato per grandi linee a descrivere e che ovviamente prevede tra le misure l’investimento strategico e importantissimo della PAC 2023-2027 con 37,2 milioni di euro annui di stanziamento a tutela e a difesa del nostro sistema di allevamento.