Come sarà la nuova Pac: obiettivo rivitalizzare l’agricoltura

“II futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” è il titolo del documento di programmazione pubblicato dalla Commissione Europea sulla Politica agricola comune. Il documento delinea i primi orientamenti sul futuro e il sostegno al settore agricolo e alle zone rurali per il periodo 2020 – 2027.

La programmazione arriva dopo una serie di audizione pubbliche, proposte da parte di organizzazioni di categoria, singoli cittadini, organismi vari, ecc., in un momento politico particolarissimo.

Mentre ci accingiamo a festeggiare i sessant’anni dell’U.E. incombe la Brexit, la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, le pressioni dei partirti populisti alla nazionalizzazione delle politiche agricole, una disoccupazione galoppante, ecc.

Inoltre è ampiamente diffusa la consapevolezza che la Pac della programmazione in atto non ha risposto alle esigenze degli agricoltori, il greening si è rilevato un fallimento, ecc.

Non si placa inoltre, lo scontro politico tra i partirti politici europeisti e antieuropeisti. Se da un lato gli antieuropeisti chiedono la riduzione del contributo delle quote nazionali, lamentando il peso elevato della Pac nel bilancio europeo, così pure il ritorno alla nazionalizzazione dell’agricoltura, ecc., dall’altra parte, gli europeisti pongono sull’altro piatto della bilancia la lungimiranza della politica di coesione e di condivisione dell’U.E., l’assenza da sessant’anni di guerre, la politica di salvaguardia del cibo, le politiche per il cambiamento climatico, la salvaguardia delle aree rurali europee, la ricerca di risposte per l’occupazione, l’immigrazione, ecc., insomma, uno sforzo continuo per cercare di mantenere in piedi l’intero sistema europeo.

Pare anche che questa nuova Pac inciderà sul bilancio Europeo per circa il 38% pari a circa 52miliardi di euro, numeri abbastanza lontani di qualche decennio passato quando gravava per il 50% circa.

Quindi l’agricoltura europea esce economicamente ridimensionata e caricata di problemi e perplessità. Il settore, tra l’altro, incide del 2% del Pil europeo e interessa soltanto 5milioni di agricoltori. Guardando i numeri sembrerebbe quasi irrisorio l’apporto al Pil del settore primario, ma molti dimenticano l’indotto che gira attorno all’agricoltura, dall’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ai trasporti, alla distribuzione, commercianti, punti vendita, ecc., insomma un esercito che quotidianamente trae sostentamento.

Non parliamo poi del ruolo svolto dell’agricoltore per la salvaguardia dell’ambiente, lo sforzo per la produzione qualitativa del cibo, la salvaguardia del patrimonio naturale, l’occupazione, ecc.

Politica intelligente e moderna

Comunque sia, la nuova politica europea dovrà promuovere un settore agricolo abbastanza obsoleto che chiede con forza una nuova rivitalizzazione, sia sotto l’aspetto tecnologico, sia sotto l’aspetto dell’età degli operatori: solo il 5,6% di tutte le aziende agricole europee è gestito da agricoltori di meno di 35 anni, mentre più del 31% di tutti gli agricoltori sono ultra 65enni, per un totale di 3,2 milioni di agricoltori ormai in età da pensione.

La nuova programmazione ha individuato le nuove strategie su cui intervenire e come dovrà essere l’agricoltura:

1. smart (intelligente), il testo della comunicazione traduce la parola smart con intelligente. In realtà il significato di smart indica un mix di parole come intelligente, elegante, furbo, veloce;

2. resiliente, cioè deve essere capace di resistere ai cambiamenti, soprattutto quelli del mercato, deve essere sostenibile (ambiente e cambiamenti climatici), deve garantire la vitalità delle aree rurali;

3. deve sostenere la cura dell’ambiente e l’azione per il clima;

4. deve produrre cibo salutistico, così come richiesto dai consumatori;

5. deve stimolare la crescita e l’occupazione delle aree rurali.

Per assicurare queste ragioni l’agricoltura ha bisogno di un sostegno adeguato. Una Pac più moderna che deve aumentare il valore aggiunto dell’UE nella misura in cui riflette un più alto livello di ambizione in materia ambientale e climatica e risponde all’interesse dei cittadini per una produzione agricola sostenibile. Quindi cibo e ambiente sono due obiettivi centrali della comunicazione della Commissione.

Come realizzare un settore agricolo più smart?

La futura Pac dovrà promuovere maggiori sinergie con le politiche di ricerca e dell’innovazione. Lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione possono rendere possibili grandi avanzamenti in termini di efficienza, possono ridurre l’impatto ambientale/climatico dell’agricoltura e ridurre i costi per gli operatori. Innovazione tecnologica che passi attraverso processi di buone prassi agricole che vanno dalle razionali pratiche agronomiche, all’allevamento tecnologico degli animali, agricoltura in verticale, la multifunzionalità dei sistemi agricoli, minime lavorazioni, tecnologie di precisione, agricoltura Bio, sviluppo dell’ingegneria genetica, valorizzazione della biodiversità, il potenziamento dei mercati contadini, ecc., insomma tutto quello che occorre per ridurre i costi agricoli e favorire la crescita produttiva, soprattutto in questo momento in cui il settore trova vantaggi del grande successo con l’agroalimentare italiano.

Come possono accedere a innovazione e tecnologia le piccole e medie aziende siciliane?

E’ indispensabile sostenere la conoscenza, l’innovazione e la tecnologia, per garantire il successo della nuova PAC. I risultati economici, sociali e ambientali, nonché la mitigazione/adattamento ai cambiamenti dovranno essere collegati a servizi che forniranno conoscenze, consulenza, competenze e innovazione. Insomma, il sostegno alla conoscenza, l’innovazione e la tecnologia saranno una componente fondamentale della nuova Pac.

Dove andare a trovare questa tecnologia?

Per agricoltura smart si intende quella innovativa, che sfrutta le nuove tecnologie e la ricerca. Pertanto, i laboratori delle Università, i centri di ricerca, i Gruppi Operativi per l’Innovazione (GOI) le aziende leader, i consulenti, i ricercatori, i servizi allo sviluppo regionali sono i fautori di questo nuovo processo rivoluzionario. Una rivoluzione che espressamente dettata dalla Commissione: “La riuscita dipende dalle prestazioni combinate dei consulenti, dai sistemi di formazione e di istruzione agricola, dai ricercatori e dalle organizzazioni degli agricoltori che spesso vanno sotto il nome di sistemi della conoscenza e dell’innovazione agricola”.

Università, Istituti Tecnici, Agronomi, Periti tecnici, agrotecnici e Forestali: la sfida nell’era dell’agricoltura smart.

La nuova agricoltura smart comporterà dei cambiamenti non solo tecnici, ma anche culturali. Agronomi, forestali, periti agrari, agrotecnici, imprenditori, ecc. dovranno affrontare nuove sfide e adattarsi al nuovo cambiamento. Un mutamento che coinvolge anche gli Istituti agrari e professionali, ma soprattutto i Dipartimenti di Agraria delle Università europee ma anche gli operatori agricoli e le loro associazioni.

Dovranno cambiare le desuete pratiche agricole, le sfide legate alle bonifiche idrauliche, il miglioramento genetico, la meccanizzazione agricola, ecc. strategie passate quando la produzione alimentare era la questione più importante per il Paese.

Farà parte dei ricordi la politica agricola comunitaria (Pac) dei primi anni novanta, quando l’obiettivo degli operatori mirava “all’aiuto alla produzione”, la meccanizzazione agricola, i piani di concimazioni, i sistemi di lotta, e soprattutto quando la Pac incideva per circa il 50% sul bilancio Europeo, per una politica agricola che mira al sistema dei controlli agroambientali, rifiuti e smaltimento, coltivazione biologiche, lavorazione minime, salvaguardia della biodiversità, ecc.

Il sistema agricolo deve ascoltare obbligatoriamente le richieste dei consumatori

Un’agricoltura smart capace di rispondere alle aspettative dei consumatori sempre più consapevoli e attenti, che guardano agli aspetti salutistici e alla prevenzione e con forza chiedono: cibi sicuri, di qualità, ricchi di nutrienti, diversificati, ma soprattutto con prezzi accettabili. Insomma, il cibo assumerà sempre di più consapevolezza, conoscenza e comunicazione. I tecnici dovranno anche provvedere a reperire cibo proteico per l’imminente futuro costituito di 10 miliardi di persone, pensando anche a quelle 1900 specie di insetti che possono mangiarsi e ai preziosi legumi, il tutto per sopperire alla richiesta della nuova apporto proteica nella dieta umana. Così come bisogna pensare a provvedere a rispondere delle nuove esigenze idriche, in funzione anche dell’incombente della desertificazione e cambiamenti climatici. La Fao ha promosso un programma per incoraggiare l’allevamento degli insetti. Ecologici, abbondanti, nutrienti e, a quanto pare, anche buoni. Se si pensa che due chili di mangime servono a produrre un chilo di insetti, contro gli otto chili di foraggio necessari per un chilo di carne di manzo. Gli insetti sono molto nutrienti, hanno un alto contenuto di proteine, sali minerali e grassi. Quindi, la nuova programmazione 2020/2027 a cui la Commissione europea ha affibbiato il titolo “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” dovrà necessariamente rivoluzionare il modello di agricoltura e dell’alimentazione per il prossimo decennio.

Se cambiano i consumi deve cambiare anche l’agricoltura.

Nel consumatore è cresciuta anche la consapevolezza ad una maggiore attenzione agli aspetti salutistici del cibo, lo strumento adeguato per prevenire e gestire disfunzioni fisiche come l’eccesso di colesterolo, l’ipertensione, il diabete, l’obesità e le malattie cardiocircolatori.

Quindi, bisogna assicurare cibo all’intera popolazione mondiale, di maggiore qualità, con più informazioni ai consumatori, con metodi di produzione più sostenibili che risparmiano l’utilizzo dell’acqua, con minore impatto sull’ambiente e sul clima, con minori costi di produzione. Se cambiano i consumi dovranno cambiare anche le produzioni agricole. Si dovranno fare scelte produttive che mirino alla riscoperta di alimenti più richiesti dal mercato.

Oltre alla conoscenza dovranno essere utilizzati anche gli strumenti tecnologici

In molti sostengono che il mondo agricolo si avvarrà sempre più di elementi di studio come mappe del suolo, tecnologia satellitare, previsioni climatiche e fitopatologiche, così come scompariranno molte professioni, quali il trattorista, gli operatori del diserbo, e tante altre figure professionali che saranno sostituite da nuove professionalità. Conoscenza e innovazione saranno i fattori vincenti.

Dove trovare i mezzi e i tecnici per accompagnare questo mutamento?

La Regione Sicilia, dovrà necessariamente ricostruire quel patrimonio di esperienze e conoscenze che con notevoli costi economici aveva messo in piedi che era l’Assistenza Tecnica, un esercito di alta professionalità altamente specializzato che la politica per la stragrande maggioranza ha mandato in pensione e i rimanenti dirottati a svolgere compiti prettamente istituzionali. E’ venuto così a mancare quel supporto tecnico costituito da agrometeorologi, fitopatologi, esperti di marketing e tante altre figure tecniche che la Regione e la Comunità Europea avevamo formato, totalmente smantellati prematuramente. Occorre inoltre recuperare quel materiale di cui questi centri erano dotati: come mappe del suolo, attrezzature tecnologiche, ecc. elementi di cui la Sicilia era all’avanguardia a livello europeo.

Un’economia sviluppata e moderna non può fare a meno dell’agricoltura.

La nuova Pac dovrà servire per rendere l’agricoltura europea più competitiva sui mercati internazionali, più resiliente alle crisi e più sostenibile.

Inoltre bisogna lasciare il budget almeno al livello attuale, senza tagli. Così come non si può tornare indietro alla rinazionalizzazione della politica agricola comune auspicando la costruzione di strumenti per la gestione delle crisi più innovativi, capaci di attrarre gli agricoltori e soprattutto di rispondere in maniera tempestiva ai problemi che possono presentarsi nei mercati dei vari comparti agricoli.

Occorrono anche delle Misure anticrisi.

In primo luogo ci sono meno risorse a disposizione, perché uscendo la Gran Bretagna dall’unione europea ci sono 13miliardi di euro in meno nel bilancio e questa è la notizia negativa proprio del Parlamento, pertanto, bisogna gli altri 27 paesi di altri dell’Unione Europea dovrebbero aumentare la loro quota contributiva in modo da limitare i danni.

Finalmente, sembra una decisione sensata, la proposta che ha fatto la Commissione europea di prevede il tetto ai premi (capping) di 100mila euro massimo, e da questo aiuto, fino ai 60mila utilizzare una degressività, a questa dovrebbe essere aggiunta una una forte condizionalità cioè gli imprenditori per poter usufruire di queste risorse devono ottemperare in misura sempre maggiore alla condizionalità ambientale cioè si devono sforzare di produrre in modo sostenibile rispettando la direttiva europea dei nitrati le zone sensibili e tutti quei territori più vulnerabili.

Inoltre, pare anche che l’Europa possa rivedere il criterio storico che ha acconsentito di attribuire gli aiuti agli imprenditori sulla base del periodo di riferimento 1999 al 2001, un periodo troppo lontano, le imprese sono cambiate, e quindi non si può consentire che ci sia un rendita e senza attività.

Al riguardo necessita qualche altro elemento di valutazione per la determinazione degli aiuti, quindi, non solo la superficie ma anche in base all’attività aziendale, così come anche l’impegno lavorativo aziendale.

Un attenzione va posta anche alle problematiche della zootecnia con una differenziazione tra quella estensiva e quella intensiva.

Ma bisogna fare qualcosa in più.

Le aree interne sono un po’ la nota dolente di questa Sicilia. Tanta gente sta scappando dai territori rurali, le infrastrutture sono carenti, la burocrazia ossessionante ostacola gli investimenti aziendali, i prezzi dei prodotti sono piuttosto bassi, i costi per la produzione troppo alti, occorre mettere in atto alcuni strumenti legislativi di facile risultato.

Come ad esempio alcuni interventi normativi che riguardino le pratiche sleali lungo la filiera; non è possibile che la grande distribuzione raddoppi prezzi di guadagno, mentre al produttore della materia vanno invece pochi centesimi, bisogna stabilire delle regole lungo la filiera per quanto riguarda i ricarichi delle singole professionalità presenti in modo tale che ci sia non sia più possibile che un prodotto che parte da pochi centesimi possa arrivare a molti euro sul mercato alla distribuzione finale.

Attuare anche una politica che guardi al potenziamento della filiera corta.

Inoltre il secondo elemento dovrebbe prevedere il rafforzamento delle organizzazioni dei produttori facendo sì che ci siano più strumenti per aggregare l’offerta, con interventi che favoriscano il cambio di mentalità, lo stare insieme, elemento di forza, cercando di superare le ataviche difficoltà dell’associazionismo che soffre il Sud.

Un altro strumento su cui intervenire sono gli interventi sui mercati per far sì che ci siano più controlli delle importazioni. Chiunque voglia esportare sul mercato europeo deve rispettare le nostre regole interne di qualità dei prodotti, i prodotti fitosanitari da utilizzare, ecc. a garanzia e tutela dei consumatori. Così come bisogna rafforzare gli elementi di differenziazione dell’offerta con i marchi comunitari Dop, Igp, Igt, che dovrebbero essere ancor di più in futuro gli elementi coi quali dovremmo difendere i nostri prodotti sui mercati.

Bisogna anche porre all’attenzione la gestione del rischio come:

  • la fluttuazione dei prezzi di mercato che da oltre dieci anni crea incertezza per gli agricoltori, rendendo difficile la programmazione delle attività sul lungo periodo, in particolare per quanto riguarda gli investimenti;
  • fattori non governabili di natura biologica (tristezza, xilella, ecc);
  • fattori non governabili di natura climatica.

Gli strumenti di gestione del rischio presenti, sia nel primo che nel secondo pilastro non sono bastevoli, così come il premio assicurativo. Le aziende oltre ai costi di produzione non possono coprire i costi dovuti a fattori non governabili o di fluttazione del mercato dipendenti esclusivamente, da problematiche e incuria della politica.

Oggi molte aziende dopo il disastroso alluvione dei primi del mese di novembre hanno abbandonato la propria attività, come fare per risollevare le sorti di queste aziende e dare certezza ai giovani di potere restare in campagna?

La nuova Pac sarà in grado di potere assolvere a queste problematiche? Si spera di si! Di sicuro dovrà svolgere un maggiore ruolo nell’aiutare gli agricoltori ad ottenere più introiti dal mercato. Per questo, c’è la necessità di rafforzare gli investimenti nella ristrutturazione, modernizzazione, diversificazione delle aziende agricole e nella diffusione di nuove tecnologie. Nel frattempo agli agricoltori vengano contenuti i rischi e l’assicurazione del proprio reddito attraverso una politica sempre più attenta al sostegno di queste problematiche. Si spera solo che lo spauracchio delle urne potrebbero dare maggiore incisività alla politica per risolvere le attese esigenze degli operatori agricoli europei.