“Salvata l’azienda di famiglia grazie alla Pac”, il racconto di due donne imprenditrici agricole

Le donne sono entrate prepotentemente all’interno delle aziende agricole portando estro ed efficienza. Imprenditrici, che in virtù del primo insediamento, hanno potuto usufruire degli aiuti comunitari. Tra le tante abbiamo individuato l’azienda agricola di Anna Savasta in contrada Garufa e Friddicelli nel territorio di Roccapalumba, il paese delle stelle, ma anche del ficodindia. “Grazie agli aiuti comunitari abbiamo salvato l’azienda di famiglia – raccontano Anna e la cognata Marinella Romano – un progetto che ha previsto la ristrutturazione dei fabbricati esistenti che prevedono un’ampia area destinata alla lavorazione dei fichidindia, compreso l’acquisto di una calibratrice, la macchina spazzolatrice e d’insacchettamento. Il progetto prevede anche la realizzazione di una cella frigorifera per consentire la conservazione del frutto al fine di prolungare il periodo di commercializzazione. Inoltre, è stata realizzata una fattoria didattica e con annessa sala multimediale”.

La conoscenza, l’innovazione e la tecnologia sono i capisaldi per garantire il successo della nuova politica agricola comunitaria 2020/2027. Strategicamente saranno i servizi di assistenza tecnica che dovranno fornire gli elementi di conoscenze, consulenza, competenza e innovazione alle aziende agricole.

E’ questa la sintesi del documento di programmazione pubblicato dalla Commissione Europea sulla Politica agricola comune “II futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, che delinea i primi orientamenti sul futuro e il sostegno al settore agricolo e alle zone rurali per il periodo 2020 – 2027.

La nuova politica europea dovrà promuovere un settore agricolo abbastanza obsoleto che chiede con forza una nuova rivitalizzazione, sia sotto l’aspetto tecnologico, sia su quello dell’età degli operatori: solo il 5,6% di tutte le aziende agricole europee è gestito da agricoltori di meno di 35 anni, mentre più del 31% di tutti gli agricoltori sono ultra 65enni, per un totale di 3,2 milioni di agricoltori ormai in età da pensione.

La nuova programmazione ha individuato le nuove strategie su cui intervenire e come dovrà essere l’agricoltura: smart (intelligente), il testo della comunicazione traduce la parola smart con intelligente. In realtà il significato di smart indica un mix di parole come intelligente, elegante, furbo, veloce; resiliente, cioè deve essere capace di resistere ai cambiamenti, soprattutto quelli del mercato; deve essere sostenibile (ambiente e cambiamenti climatici), deve garantire la vitalità delle aree rurali; deve sostenere la cura dell’ambiente e l’azione per il clima; deve produrre cibo salutistico, così come richiesto dai consumatori; deve stimolare la crescita e l’occupazione delle aree rurali.

Per assicurare queste ragioni l’agricoltura ha bisogno di un sostegno adeguato. Una Pac più moderna deve aumentare il valore aggiunto dell’UE nella misura in cui riflette un più alto livello di ambizione in materia ambientale e climatica e risponde all’interesse dei cittadini per una produzione agricola sostenibile. Quindi cibo e ambiente sono due obiettivi centrali della comunicazione della Commissione.

Pare anche, che questa nuova Pac inciderà sul bilancio Europeo per circa il 38% pari a circa 52miliardi di euro, numeri abbastanza lontani di qualche decennio passato quando gravava per il 50% circa.

Un’agricoltura smart e resilente non può ripartire senza l’apporto delle donne, senza il loro contributo non sortirebbe alcun effetto.

Agricoltura smart è anche legata a doppio filo con la multifunzioanalità aziendale, successo che è stato assicurato dall’operosità femminile.
La donna è stata il primo embrione dell’industria alimentare aziendale: panificatrice, confezionatrice di conserve, di marmellate, è lei che badava a preparare sott’oli e sottaceti, a mettere sotto sale i pomodori, a far seccare legumi (fagioli, ceci e fave), frutta (fichi, prugne ecc.), funghi. Insomma, ha saputo tramutare il prodotto primario della terra in una merce che si poteva trasformare per consumarla in un secondo tempo, per scambiarla con altre merci. In sostanza, per dirla col linguaggio di oggi, chiudeva la filiera. Parliamo di prodotti non standardizzati, di processi produttivi tradizionali in grado di garantire sapori e profumi di un tempo. Produzioni di nicchia, artigianale, intesa come strumento di valorizzazione della propria azienda agricola.

L’agriturismo è servito anche per riportare le donne in campagna con il risultato d’avere migliorato la qualità, il gusto e l’accoglienza, fenomeno che ha interessato tutte le aziende d’Italia. Le vecchie cascine o masserie sono diventate splendidi casolari, dotati di tutti i confort, anche per questo la domanda dei turisti è in costante aumento, a dispetto della crisi economica. La quota rosa gestisce, mediamente, quasi il 40% delle aziende agrituristiche italiane. E alla donna è poi affidata, tradizionalmente, l’ospitalità. Molte aziende svolgono corsi per la trasformazione: marmellate, sott’oli, conserve e quant’altro, altre svolgono attività corsuali di cucina, di escursionismo, di cicloturismo, di enoturismo, ecc.

Alle donne va anche riconosciuto il successo di un’altra attività multifunzionale che sta riscuotendo grande successo la fattoria o azienda didattica; alla consueta offerta di degustazione, vengono abbinati attività di sport all’aria aperta e corsi didattici per scolaresche, in cui le donne illustrano le attività quotidiane per la gestione delle loro aziende. Molto diffuso nelle aziende è anche il bed & breakfast, un’attività ricettiva a conduzione familiare in cui la donna utilizza parte della propria abitazione a servizio dell’ospitalità.

Nella vendita diretta la donna è stata l’elemento propulsore del successo. Sotto le diverse forme: farmer’s market, botteghe di Campagna Amica, gruppi di acquisto collettivo, consegne a domicilio, e-commerce, vending machine (distributori automatici in azienda), pick up your own py, ecc., la donna, capace di tessere rapporti sociali, attraverso consigli pratici, ricette, ad intavolare rapporti con gli utenti, ma anche l’ascolto, aspetti che hanno consentito di superare la ritrosia degli uomini e assicurare le vendite.

Le donne hanno contribuito a migliorare le condizioni di vita nelle campagne attraverso il supporto psicologico e materiale dei propri compagni entrando con forza nella gestione aziendale con la cultura del risparmio energetico, stimolando l’impianto dei pannelli solari che forniscono il 100% dell’elettricità usata.

La donna ha rivitalizzato la campagna attraverso l’offerta di servizi sociali, culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio dei soggetti deboli del vasto mondo del terzo settore. Attività che erano state totalmente dimenticate e che oggi costituiscono reddito aggiuntivo a tutte le aziende.

Il vero ruolo di eccellenza la donna l’ha avuto nell’ambito della gastronomia. La cucina contadina è fortemente legata alle donne, fatta di piatti e ricette che caratterizzano la tradizione alimentare delle nostre campagne. Cucina povera che non ha avuto una codifica sistemica con ricette, e spesso si ritrova elaborata da qualche valente cuoco che non demorde dai propri “codici alimentari”. Una cucina che da secoli si tramanda solo esclusivamente attraverso la tradizione orale, e solo di recente, è stata codificata con ricette e ingredienti. Comunque sia, la cucina contadina o rurale, con le sue regole elementari, con l’uso di alimenti locali a chilometri zero, spesso prodotti nella medesima azienda, cucinati con amore, ha promosso una cultura gastronomica d’eccellenza che per le sue più intime qualità e caratteristiche è stata battezzata come “cucina territoriale o esperenziale” punto di forza del nuovo segmento turistico enogastronomico. Piatti perfetti, equilibrati nei sapori, realizzati senza fretta, pieni di profumi, sempre nella loro semplicità ed essenzialità, pietanze che si fregiano di essere ambasciatori delle aree rurali. Piatti che possono essere gustati nelle migliaia di aziende agrituristiche sparse su tutto il territorio nazionale, oppure ospiti privilegiati di qualche famiglia contadina disposta a servire un pranzo con l’arte e l’alchimia di un tempo passato. Il gusto e la genuinità sono assicurati, di queste produzioni si conosce tutto: il prodotto utilizzato, chi lo ha trasformato e chi lo sta vendendo.

Le donne sono le artiste dei territori, anche se viene estrinsecata esclusivamente nell’ambito dell’economia domestica, e sono ammirate per la fantasia e l’amore che governavano le loro produzioni. Merletti e ricami impreziosivano gli arredi delle chiese, ingentilivano il corredo personale, rendevano superbo il letto, rifulgevano sui costumi femminili. Questo patrimonio culturale caratterizza diverse aree rurali, rendendole uniche e irripetibili. Diversi luoghi, che si caratterizzano per le loro peculiarità ed eccellenze, offrono un’occasione per fare shopping vacanziero.
Compiti e funzioni connesse alla pratica dell’agricoltura, donne che nel territorio nazionale si sono fatti carico e nel corso dei secoli, senza trarne alcun profitto: gratis et amore Dei.

Oggi, un’azienda agricola su tre è diretta da una donna e oltre 400mila siano le lavoratrici occupate nel settore, realtà importante sia per i numeri sia per le capacità innovative che ha saputo introdurre trasformando in economia i saperi antichi, rigenerando le aziende con nuove attività legate alla qualità del cibo, alla multifunzionalità, alla cura del territorio e del paesaggio.

E’ innegabile che si stia affermando una nuova imprenditoria femminile basata sui profondi cambiamenti che le donne in agricoltura stanno attivando, forti della loro capacità innovativa e pertanto nella nuova politica agraria comunitaria deve assolvere a compiti da protagoniste e se è riconosciuto che le donne sono la spina dorsale dell’agricoltura, solo per questo, le loro imprese vanno particolarmente sostenute.